venerdì 16 novembre 2012

Zen Pencils

Dopo il capolavoro "Figure in actions", ci avventuriamo in un altro stile di web-comics. Questa volta voglio parlarvi di "Zen Pencils".
L'autore crea una vignetta ogni martedì e l'argomento di ognuna di essa è cercare di dare qualche insegnamento di vita tramite la citazione celebre di un dato personaggio o di un dato scrittore. Quello che viene a risultare però non è un banale elenco di citazioni che si può trovare in qualsiasi pagina di Wikiquote ma al contrario un interessante misto fra immagine e frase che fa pensare e riflettere.
Non è raro sentirsi in colpa, leggendo questo tipo di web-comics, pensando che in fondo si stia sbagliando qualcosa nella propria vita. E' un fumetto creato per far pensare e, in poche vignette, ci riesce dannatamente bene.
Lo consiglio vivamente perché spesso può dare quella botta di risoluzione che si sente per iniziare bene la giornata.
Vi propongo un paio di esempi (e sinceramente sticazzi se rompo il layout del blog):



Come potete vedere lo stile di disegno è sempre semplice, ma Gavin Aung Than (questo il nome dell'autore) riesce ad esprimere bene il concetto della citazione. Poche immagini ma che danno risalto a ciò che si vuole dire. Se siete affascinati da questo web-comics seguite questo link: http://zenpencils.com/ e poi per scorrere fra le varie immagini cliccate sul menu' a scomparsa con su scritto "Archives..."
 
Spero di essere riusciti ad interessarvi. Vi lascio con un'ultima vignetta.


giovedì 15 novembre 2012

Figures in Action

La bellezza di internet sta nella scoperta ma la ricerca sulla rete è ardua. Mi spiace quindi notare come alcuni siti non siano conosciuti solamente perché c'è poca gente che li visiti. Non è mio scopo focalizzare l'attenzione di questo blog su tali pagine del web dimenticato, ma mi piacerebbe rendere noto in qualche modo la mia piccola conoscenza sulla grande rete.
Una categoria di siti che più affascina è quella dei cosiddetti web-comics: ovvero fumetti cresciuti e sviluppati su internet. Tendenzialmente i web-comics sono tendenti ad una fumettistica più simile alla striscia americana che al fumetto giapponese o a quello Disneyano. Quindi una serie di quattro immagini in cui il focus umoristico esce fuori nell'ultima vignetta. Ovviamente ci sono le doverose eccezioni come "Romantically Apocalyptic" o "Figures in Action".  E proprio di quest'ultimo web-comics voglio parlare.

L'idea è semplice e geniale. Prendere pessime battute e stereotipi e farli recitare da dei pupazzi. Sembra una cavolata di dimensioni bibliche, ma la cosa rende. Basta una lettura veloce per rendersi conto che basta un niente per innamorarsi delle geste del pupazzo di Batman o del bambolotto di He-man.


Guardate la capacità artistica degli attori in campo. La mimica facciale, i movimenti delle braccia, lo stupore negli occhi di Leech, le braccia sconsolate a terra di He-Man dell'ultima vignetta. Questa è arte!

Ma passiamo ad un altro esempio...
 Sempre geniale! L'atto del movimento. Tutto basato non solo sul movimento delle braccia dei pupazzi, ma anche sulla mimica facciale degli stessi. Notate, per esempio, come lo sguardo di Batman passi da determinato ad ancora una volta perplesso. Arte ripeto! Questo è arte!


Con reinterpreazioni DC comics e Marvel.

Quindi se amate la fumettistica Marvel e DC comics + He-man NON potete fare a meno di questo pazzesco web-comics.
Lo trovate qua: http://figuresinaction.blogspot.dk/

Ok... un'ultima vignetta di questo autore prima di concludere. Pezzo tratto dal film più amato dalle persone uscite dal coma per spegnere il televisore.



Fra studenthuset ed inglese

Studenterhuset! Notate lo stile, la grazia, la gioia di vita,
la vivacità, i colori, l'armonia!
Faccio un piccolo riassunto per coloro che si collegano solo ora a questo blog. Mi chiamo Stefano Martin e per uno strano gioco del destino ora come ora mi trovo a fare un dottorando (PhD per gli universitari) in matematica in una delle prime città del mondo in ordine alfabetico: Aalborg per gli amici, Olborg per i danesi.
Fine riassunto andiamo dritti al sodo: mi sto un po' stancando della vita internazionale di basso livello. 

Diciamocelo: la vita semi-Erasmus è divertente. Fai la tua ricerca, vai alla Studenthouse (per i non addetti ai lavori: un pub che il mercoledì sera è piena solo di studenti internazionali), partecipi a qualche party, sacrifichi un po' del tuo stipendio alla dea birra, esprimi il tuo orgoglio italiano... ma a dirla tutta ha rotto un po' quegli oggetti rotondi che vengono utilizzati per giocare a calcio (in gergo aulico "palle"). 
Questa sera sembrava una sera come una delle tante ma è capitato l'imprevisto, quello che non ti aspetti di leggere in un blog come questo, quello che quando vuoi un colpo di scena in effetti non pensi di sentire e, in effetti, quella di stasera è stata per l'appunto una serata come una delle tante. 
Ore 22.00 ci si trova con un amico e via! Si va alla Studenthouse! Che cosa vuoi di più dalla vita? Un gruppo di gente internazionale che fa festa e ci si diverte in compagnia. Giusto? Giustissimo. E' la norma della Studenthouse. Ma questa sera cosa c'è? Oh! Il raduno della gente di salsa? Ma che figata? Nono, non ho intenzione di ballare ma che cavolo! Ho fatto salsa con mezza della gente che c'è qua l'anno scorso, riuscirò a dialogare con qualcuno. E così è, in effetti! Si parla, si chiacchiera e ci si prepara a spararsi ad un piede con una pistola a piombini.

Il danese che lingua meravigliosa
come alternativa all'inglese!
Facciamo un breve elenco di come vanno ormai tutte le discussioni con persone che conosco (in inglese, ma tradotto in italiano per i non anglofoni e per quella persona che è capitata per sbaglio su questo blog da IGN):
- "Ehy! Come va?"
- "Ma non balli salsa?" / "Ti ho visto ballare! Sei brava!"
- "Ma non sei venuta all'ultimo party?"
- "Eh, ma ero impegnato con il progetto."
E questo è l'80% della discussione che si riesce mediamente a fare con delle persone alla Studenthouse. 
Con le varianti del primo incontro:
- "Ma sei italiano? Vaffanculo!" (Ahahah! Vaffanculo anche a te!)
- "Io sono stato in Italia per tre mesi e amo l'Italia"
- "Ma cosa studi?"
- "Matematica! Ma è difficile" / "Mi piaceva ma poi ho studiato scienza della coltivazione delle Tic Tac"

E a questo punto mi chiedo? Ma è colpa mia? Veramente sono diventato una persona che non sa di che cosa parlare? Mi avvicino ad un mio compatriota e sputo un discorso. E un po' come una persona che con un microfono fa "Ah ah... prova! Uno due tre", mi accorgo che, usando l'altro come tester, non sono io a non funzionare. So parlare umanamente senza sembrare un dannato ripetitivo condannato ad una pena eterna. Ma allora perché la gente sembra non saper parlare? Perché l'unica cosa per cui sono dotate di un apparato vocale sembra per ordinare una birra e stop? Ditemelo! E poi l'illuminazione! Lo strale dal cielo! Il manto di conoscenza che viene giù dal cielo sulle note stonate di "Tu scendi dalle stelle"! La verità che mi cade come un macigno alla Willy E. Coyote!

Uhm... Ok!
Nessuno sa parlare un vero inglese. Tutti quanti i presenti hanno un inglese di medio livello, più alto del Tizio, Caio o Sempronio che vivono da sempre in Italia ma quando lo parlano usano sempre lo stesso vocabolario, in un dialogo moscio, triste e da martellate sull'anagramma di ionico. E' una cosa inconscia, che colpisce anche me (nonostante sia un rinomato poliglotta) e che porta la gente a fare frasi brevi, smorzando alla base un qualsiasi voglia dialogo!
E tutto ciò secondo è brutto! Bruttissimo! Un po' come Polifemo dopo l'operazione al mento. E ti chiedi in fondo anche perché? In fondo all'università senti parlare un inglese un po' più articolato, ma poi ti ricordi che tu sei un dottorando e forse gli altri dottorandi sanno parlare un inglese migliore di quello dello studente master.

E quindi? Quindi niente! Non c'è una conclusione, solo uno spunto di discussione lanciato a quei pochi italiani che magari leggeranno questo blog in un impeto di estati. Continuerò ad andare alla Studenthouse perché in fondo è un posto divertente dove si conosce gente, ma rimane un po' di amarezza. Forse mi conviene rinforzare ancora un po' il mio inglese. E il mio danese. E il mio cinese. Ma vaff... 

PS: http://aauerasmus.blogspot.dk/ <--- E questo chi è? 


venerdì 3 agosto 2012

90 memories

Una lista di 90 cose che c'erano negli anni '90, non tutte necessariamente buone e positive, non tutte necessariamente nostalgiche, non tutte necessariamente ripetute una sola volta, non tutte inserite (perché sicuramente ne avrò dimenticate). Buona listona!
  1. Pog, lo Yo-yo, la corda per saltare, quel coso che si legava ad un piede e si faceva girare col movimento del femore, il monopattino, le micro-machines, le macchinine telecomandate, le piste delle formula uno su rotaia!
  2. Durante i concerti le luci erano solo quelle del palco e degli accendini, non quelle di macchine fotografiche digitali e cellulari che tentano di filmare l'evento.

  3. Le prime diavolerie virtuali: e qua non si parla solo di GameBoy, ma soprattutto di Data-Boy (quell'infrarosso NON ha mai funzionato), il Laser combat (MAI!!! MAAAI!!!), il Tamagotchi  e il Bip-bip (Muori dannato cagnolino! MUORI!!!).
  4. La grande sfida Sega VS Nintendo VS Sony: che oggi c'è Microsoft al posto di Sega ma non è veramente la stessa cosa.
  5. Le partite a calcetto (balilla) nel sottochiesa: che col 9 pari allora bisogna arrivare per forza ad 11 per decidere il vincitore.
  6. Le caramelle prive di alcuna logica che si trovavano nei tabaccai-baretti e che ora non ricordi mai il nome.
  7. Bill Clinton: avrà fatto un bunga bunga con la segretaria ma in fondo lo si perdona perché era un bravo ragazzo al contrario di quel fottutissimo texano.
  8. L'utilizzo del telefono fisso che non era un cordless e che ti costringeva a sfogliare il diario per recuperare il numero di casa per telefonare ai propri compagni di classe.
  9. Il fatto che se qualcuno era in ritardo di mezz'ora veniva sfanculizzato e lasciato per i cavoli propri. Non veniva perdonato perchè avvisava col cellulare dicendo: "Scusa, sono in ritardo ma sto arrivando."
  10. Il televisore che non era piatto, non era digitale, non c'era l'HD parzialmente scremato, faceva uno strano rumore quando muovevi  rapidamente la mano vicino allo schermo.
  11. Le schede telefoniche che ho visto collezionare prima della loro quasi completa scomparsa e si andava nelle cabine telefoniche sperando di trovarne qualcuna abbandonata.
  12. Le monete di mezza Europa che sono scomparse con l'Euro. Erano così belle e varie anche se vero che con la moneta unica è tutto più comodo (e non iniziate a dirmi che si stava meglio perché altrimenti vi lancio le Lire come fecero con Craxi).
  13. L'accordo fra Arafat e Sharon con Bill Clinton che si stringevano le mani... perché per un po' ci speri che la pace in medio oriente sia vicina.
  14. I cartoni animati su Italia1, Raidue, MTV ed Italia Sette Gold: perché dovete sapere che un giorno di pioggia, Andrea e Giuliano incontrarono Licia per caso.
  15. I Gem-boy che sono una diretta conseguenza del punto 14.
  16. La Signora in Giallo (e i morti di Cabot Cove) e Derrik... più la sigla orribile dei film il lunedì sera su RaiUno.
  17. Il Marconi e l'Astra o in generale tutti i cinema del centro che vennero chiusi perché veniva aperto il mega-multisala fuori città e nessuno ci andava più.
  18. La pirateria dei film che si faceva con due registratori con cui si registrava su una seconda cassetta il contenuto della prima cassetta.
  19. Le torri gemelle: la silhouette di New York senza di esse non è più la stessa.


  20. Il suonare il campanello perché uno squillo col cellulare non si poteva fare perché i telefonini ancora non c'erano.
  21. Il touch-pad che era equivalente ai videogiochi smarsi nei bar più tristi ove toccavi lo schermi e potevi giocare a solitario o a trova l'errore.
  22. La mistica pirateria delle cassette in cui registravi le canzoni dalla radio e bestemmiavi in gaelico quando il deejay iniziava a parlare durante la fine della canzone.
  23. MTV che trasmetteva musica, musica e ancora musica.
  24. Il fatto che le informazioni si recuperavano dal televideo e non da internet. E la combinazione di colori del televideo era (è) una delle più accecanti di sempre.
  25. Il periodo in cui c'erano TeleMonteCarlo (TMC) e TMC2 e non La7 e Rete Viva. E su TMC2 c'era il gioco telefonico del Mars.
  26. Solletico e Bim Bum Bam, così per dire due nomi di programmi che si seguivano fino alla noia. Fra parentesi l'angolo del cuoco a Solletico faceva schifo, al contrario di Stellaris.
  27. L'andare in giro per le strade senza le cuffie nelle orecchie. Certo! C'era qualche walk-man ma non era tutta sta cosa e poi erano grossi e scomodi.
  28. Gli 883 che tutti praticamente conoscevano senza alcun motivo particolare e si cantavano a ripetizione tornando da qualche gita scolastica.
  29. I piccoli brividi che erano la grande lettura horror del periodo dai dieci ai quattordici anni.
  30. Il non dover combattere mai contro l'adsl per connettersi ad internet col wi-fi.
  31. La prima connessione ad Internet che sembrava un concerto dubset grazie alle mistiche canzoni proposte dai modem 56k.
  32. Le console da 500 videogiochi (10 ripetuti) che i genitori ti comprano per errore dicendo che è la stessa console che ha comprato tuo zio per tuo cugino. E te ti diverti pure.
  33. La mancia di 5000 lire che sembra una piccola fortuna da tenere da conto.
  34. La calcolatrice ad energia solare che devi puntare verso il sole per poter avere quel pizzico di energia per vedere le cifre. Poi si metteva il dito sui numeri per giocare con la pellicola che forma i colori dell'arcobaleno.
  35. Il soffiare dentro alle cartucce del Nintendo 64 / Super Nintendo per far funzionare magicamente quasi ogni gioco.
  36. Il primo periodo su Internet, senza Youtube, senza Imageshack, senza Facebook, senza Google, senza i meme, senza MegaUpload, senza Torrent (ma c'era Emule).
  37. I floppy-disk, che contenevano grandiosi programmi in ventiquattro floppy e che facevano un fantastico rumore se facevi scioccare la parte metallica.
  38. I bar stracolmi di fumo che entravi e vagavi nella nebbia per ore e ore perdendoti fra i tavolini e gli altri avventori del locale.
  39. I negozi di videogiochi e di musica che sono stati tutti chiusi a favore dell'iper-mega negozio che vende di tutto (Fnac) e per i soliti centri-commerciali fuori città.
  40. Le barzellette del Cucciolone, che ci sono ancora oggi, ma all'epoca avevano disegni migliori e battute più squallide (Un istrice si taglia i capelli e incontro un amico papero. Questo lo guarda e gli dice: "Ti preferivo riccio!").
  41. Le sorprese dell'Ovetto Kinder che comprendevano collezioni di tartarughine, ippopotamini, fantasmini fosforescenti, coccodrillini, ecc... niente SuperEroi Marvel o Cartoon Network.
  42. Il fatto che ti perdevi per le città perché quell'idiota ti aveva dato l'indicazione sbagliata e non perché il GPS ti ha indicato di andare in Via Mameli passando attraverso la fontana in contromano.
  43. La Cina che era grande e piena di gente, ma ancora povera e sofferente. Che deve essere salvata dalla mano attenta e saggia dell'Unione Europea.
  44. Che i tablet li avevamo visti ma erano usati in 2001 odissea nello spazio.
  45. Quando potevamo accorciare le date specificando solo le ultime due cifre dell'anno senza dire "duemila". Io sono dell'87, non del millenovecentoottantasette. Maledetto millennium bug!
  46. Il genoma umano doveva essere ancora decodificato.
  47. Le partite di calcio in cui ti vergognavi a tifare Italia perché volevi gridare "Forza Italia!".
  48. I videogiochi e i film vedevano contrapposti Americani VS Russi o Americani VS Tedeschi, non Americani VS Terroristi islamici.
  49. La soddisfazione di sapere che la leva obbligatoria è stata tolta. 
  50. Il vedere gente in motorino con i capelli al vento e non con addosso una visiera o un casco.
  51. L'assistere alla progressione esponenziale di potenza, estate dopo estate, del Super Liquidator e il desiderio di poter comprarne uno per annegare senza pietà qualche amico.
  52. Il numero 2000 del Topolino! Grandi traguardi Disney! E questo senza contare la mistica serie Pk! 
  53. I vecchi film disegnati a mano della Disney e il fatto che si sapeva tutte le canzoni a memoria. Hakuna Matata!
  54. Le foto si vedevano negli album fotografici più e più volte dopo aver sviluppato con cura una pellicola con al massimo una decina di foto, non venivano dimenticate in una cartella sul computer in un ammasso di oltre mezzo migliaio di foto digitali.


  55. La telecamera era una cosa separata dalla macchina fotografica o dal cellulare ed incorporava delle cassettine difficilissime da vedere tramite lo schermo del televisore.
  56. La cosa più noiosa che potesse capitare era che un parente dotato di proiettore ti invitasse a vedere le diapositive della gita di terza elementare del figlio al lago.
  57. La lavagna luminosa per spiegare le lezioni di scienze in maniera iper-professionale grazie ad un attento uso di fogli trasparenti e giochi di luci.
  58. La sveglia, che era appunto un orologio separato dal cellulare o comunque non era digitale... come la radio d'altronde.
  59. Per fare una traduzione o cercare il significato di qualche parola la cosa più semplice era prendere un pesantissimo dizionario o vocabolario e cercare in ordine alfabetico l'opportuno vocabolo.
  60. Android era solo un robot a forma di umano che ci avrebbe ucciso tutti appena avesse acquisito abbastanza autocoscienza.
  61. I politici erano quelli che ci sono ancora ora e già allora ci lamentavamo di loro. Andreotti sembrava immortale anche all'epoca. Grillo era ancora un comico.
  62. C'era "Il fatto di Enzo Biagi" ed educazione civica a scuola.
  63. Cinque Giga di memoria sul computer potevano sembrare una quantità astronomica da riempire.
  64. Il periodo in cui l'operazione più difficile che veniva in mente era sette per otto e che il simbolo della moltiplicazione era una ics e non un puntino.
  65. TVB, TV1KDB, XCHE, :), :-) non erano ancora stati concepiti.
  66. E soprattutto non c'era la gente che invece di ridere normalmente inizia a dire LOL. 
  67. Non c'era l'ansia da sms: l'avrà ricevuto? E se ho sbagliato a mandarlo? E se magari ho scritto qualcosa che non andava? E se ha giudicato offensivo che non ho messo nemmeno uno smile?
  68. Gli anni in cui Schumacher and Hakkinen facevano i grandi duelli con la Formula 1 prima che il tedesco vincesse tutto con la Ferrari dopo che l'altro aveva deciso di ritirarsi.
  69. Gli sci si indossavano con un'attaccatura di ferro e non con la straprofessionale attaccatura sulla punta della scarpa.
  70. Le penne grosse con circa dieci colori diversi, di cui tre utili, tre scarichi e tre mai usati. Il rimanente usato come jolly per le occasioni speciali.


  71. La stilografica con l'inchiostro che macchiava dappertutto ma che si poteva cancellare con la cancellina (da non confondere col bianchetto).
  72. Il periodo degli orologi digitali patacca che trovavi anche nel detersivo e con il cinturino in pura plastica che potevi usare come frustra con un'abilità degna di Indiana Jones.
  73. Per illuminare in giro si usavano le torce o le candele, non si vagava con la potenza illuminatrice dello smartphone.
  74. Non bisognava ricordarsi a fine serata di ricaricare i tre quarti delle tecnologie in possesso.
  75. Il massimo dei movimenti di un videogiocatore consisteva nel muovere il controller a destra e a sinistra nei giochi di guida per avere una sensazione di movimento maggiore, non si era delle scimmie in preda al Wii-mote o al Kinect.
  76. Quando si andava ad una festa la cosa rimaneva nella festa, non si correva il rischio di essere sputtanato su Facebook grazie ai mistici poteri del tag.
  77. Il kebab non aveva ancora invaso ogni angolo cittadino iniziando a diventare un classico cibo veneto insieme alla polenta e al risotto.
  78. Il primo movimento di saluto era un cenno con la mano e un sorriso, non il progressivo movimento di una mano verso uno dei due auricolari dell'ipod per rendere disponibile il proprio condotto auditivo. E se poi sei proprio interessante magari tolgo anche il secondo auricolare.
  79. Non conoscevi nessuno che ti diceva che la cosa importante di un libro era il rumore delle pagine, il colore delle lettere, l'odore della carta e non il contenuto che puoi leggere anche tramite un e-reader. 
  80. Babbo Natale, Santa Lucia, la Befana e altri esseri soprannaturali che portavano doni. 
  81. Nei programmi Windows c'era spesso una graffetta con gli occhi che desideravi uccidere in maniera lenta e dolorosa per i suoi consigli completamente fuori luogo.
  82. Non conoscevi bene soft-air ma le pistole con il tappetto rosso erano comunque un piccolo must.
  83. La scelta era Internet o telefonata. E via di litigi con la propria madre che deve telefonare alla nonna.
  84. Space Invaders: il più grande videogame su cellulare sul più venduto cellulare del mondo Nokia 33.10.
  85. La manovella sulla radio per cercare l'opportuno canale invece del pulsante da cliccare con la ricerca automatica.
  86. Michael Jordan era la star del NBA. E poi ha salvato il mondo con i Looney Tunes.
  87. Si capiva che era Natale principalmente dal fatto che alla televisione erano presenti "Baldo" e "Mamma ho perso l'aereo".
  88. La pallina che componeva il mouse per farlo muovere.

  89. Gli auguri di compleanno si ricevevano o di persona o tramite telefono, non tramite notifica di Facebook.
  90. Non esistevano elenchi su una nostalgia anni '90 e non pensavi di poterti sentirti leggermente nostalgico dai 20 anni in su.
E se questo non vi basta potete trovare qualche immagine simpatica sugli anni '90 in questa mia board Pinterest: http://pinterest.com/mvesim/i-feel-myself-old/


lunedì 30 luglio 2012

Pazzia...

Il terzo risultato cercando la parola "Pazzia!"
*-^_^-*
Pazzia? Pazzia! Già... pazzia!
Parliamo della pazzia, di quell'assurda sensazione del nostro tempo che sembra trovarsi in ogni persona e in ogni dove, di quel sentimento che si impregna nel nosense quotidiano e ci rende la vita dolorosa, di quel controsenso logico che ci porta a gridare perché il mondo fa così schifo, di quel...
NO!

Di quel...
NO!!!

NO?!?
NO! 

Ma perché?!? Io voglio parlare di come è talmente assurdo l'amico su Facebook scrivere: "Vivi la vita al massima perché la vita è corta" mentre fa lo stesso lavoro part-time senza alcuna prospettiva dal lavoro in un'eterna adolescenza fatta di esami mai finiti.
NO!

Ma uffa... almeno fammi parlare di come sia assurdo il bigottismo religioso, l'estremismo ateista per la purezza della ragione, l'assurdità di volere uno stato religioso in Tibet ma non uno sputo di staterello cattolico a Roma, il dolore incessante di vedere le banche inondate di soldi che poi vengono apparentemente continuamente sprecati, la visione...
NO!!! Ho detto di no!

E se parlassi dell'assurda pazzia delle comunicazioni che ci porta a dire di tutto sul computer, sui telefonini, sui tablet, sulle console, via email, tramite piccione viaggiatore e poi ci si ritrova tutto il giorno da soli chiusi in casa a dichiarare che domani si uscirà fuori da questa stanza pronti a spaccare il mondo...
Ma smettila!

E allora di cosa vuoi che ti parli se non posso buttarmi nell'analisi psico-sociale-economica del mondo moderno?
Ma te l'hai mai fatto qualcosa di pazzo? Qualcosa che dichiari veramente assurdo?

Eh?
Si dai! Parla coi tuoi amici... tutti ti diranno che hanno fatto qualcosa di pazzo! Che nelle loro vene schizza sempre un pizzico di insolenza e di ribellione sociale. Hai presente?!? La pazzia? Quel pizzico di baldoria che ti porta a fare quel qualcosa in più che nessuno fa?

Ok! Questa è pazzia!
Non si chiama coraggio quello?
"Coraggio"?!? Quella parola fa troppo anni '90 in cui i personaggi televisivi combattevano col potere dell'amicizia. Nono! Qua si parla di pazzia! Tutti possono essere coraggiosi, ma per essere pazzi devi avere quella scintilla in più. 

E cosa dovrei fare secondo te? Bunjee-jumping? Fare un bagno a mezzanotte? Dichiarare il mio amore ad una sconosciuta? Scrivere una storia d'avventura e coraggio? Combattere a spade laser con qualche amico? Fare una videata no-stop di tutta una serie di film? Prendere e partire per qualche luogo per qualche giorno senza dire niente a nessuno? Iniziare una qualche collezione? Fare un cosplay?
Ma come sei noioso! Queste sono cose che implicano coraggio, curiosità, determinazione, amicizia, voglia di fare, amore, tensione dell'attimo, piacere del gusto, divertimento. Non c'entra niente con la pazzia. La pazzia è andare per la strada con una scarpa in testa cantando "Vecchio scarpone", è fermarsi in mezzo ad una piazza ed iniziare a declamare il capitolo quarto del terzo libro di Harry Potter vestiti da suonatore di cornamusa, è andare dal proprio amico che sta prendendo nota da questo blog per qualche scherzo di laurea e dirgli: "NO! Non farlo!" senza ulteriori spiegazioni, è...

Ed essere leggermente schizofrenico parlando con se stessi sull'argomento pazzia? E' pazzia?
NO!!! QUESTA E' SPARTA!!!

I dunno, lol
E con questa perla di dialogo con me stesso, chiudo lasciandovi con l'assurdità della vostra vita, sperando che vi siete resi conto che la maggior parte della vostra vita è pazzia mentre le vostre pazzie non sono pazzie ma semplicemente cose divertenti. Vivete bene e non accettate le caramelle dagli sconosciuti. Perché prendere un'ascia bipenne per tagliare a metà dei dolciumi di persone mai viste prima non è un buon approccio per iniziare un'amicizia.


mercoledì 25 luglio 2012

GMC chiude


Chiude Giochi per il Mio Computer!
Per gli amici, GMC!

La lettera di commiato 
Nella mitologia forumistica di GamesVillage, il forum di GamesVillage è visto come un mondo a ciotola retto da una possente mano d'argilla. Sul pianeta a scodella camminano gli utenti nella pacifica guerra del dibattito continuo incuranti di chi regge il mondo, al di sotto c'è la grande mano d'argilla che detiene le sorti del pianeta GV. Ogni dito rappresenta una rivista dell'editore Sprea: GMC, PlayStation Magazine (PSM), XBox Rivista Ufficiale (XRU), Nintendo la Rivista Ufficiale (NRU), The Games Machine (TGM). Ogni dito è parte integrante del sistema che regge l'economia portante del forum di GamesVillage.
Ieri, dopo l'amputazione del medio XRU, un'altra di queste dita è stato tranciato dalla divinità che regge il gioco: la Sprea Editori ha deciso di chiudere GMC. Nessun comunicato stampa per ora, solo la fredda lettera di un servizio abbonamenti che rivela che la rivista di videogiochi più venduta in Italia non sarà più disponibile nelle edicole dal numero 196.

Non sono stato partecipe del crollo editoriale di GMC, né ho assistito al tanto decantato crollo di qualità della rivista quando la Sprea editori ha acquisito la società The Future Media Italy, non ho nemmeno seguito le vicende editoriali dai tempi in cui gorman, poi Zave e Ualone, lasciarono la gestione delle rispettive riviste non fidandosi delle scelte manageriali Made of Sprea.
GMC e NRU sono state le due riviste che hanno caratterizzato parte della mia adolescenza: dal 2002 a circa il 2006 sono state a fase alterne i due periodici che mi hanno guidato con fierezza nell'ambiente videoludico, poi qualcosa è cambiato (probabilmente il mio affascinarmi alla rivista Linus, l'inizio dell'università, l'abbagliante conoscenza dell'Internet) e pian piano ho smesso di leggere entrambe le riviste.
Sentire però della notizia della chiusura di GMC ha portato in me a galla due sensazioni: una timida nostalgia e una certa preoccupazione.

La "timida nostalgia" è perché GMC, prima della grande pulizia del 2010, riempiva camera mia in numerosi anfratti. La sua chiusura equivale per me alla chiusura del bar Camelot in centro a Verona, unpub ove prima della legge anti-fumo era dominato da una costante nebbia fuligginosa, in cui le prime volte ci entravi spaventato perché era un po' troppo per te. Un posto in cui la gente che partecipava era qualcosa di più, ma che pian piano ti diventa quasi familiare finché non l'abbandoni perché anche te cresci e cambi. Poi ripassi per la via e scopri di colpo che il locale è stato chiuso senza alcuna possibilità di scampo. Ripensi al passato e improvvisamente rimembri che in quelle pagine avevi letto quella recensione o in quel tavolino avevi ascoltato il tuo amico che aveva appena lasciato la sua ex. Un passaggio di consegne dovute al tempo ma che in qualche modo ti fanno soffrire. Dannazione!

Un'alternativa Sprea
La "certa preoccupazione" viene per il forum GamesVillage: un luogo della rete dotata di una community incredibile, ma che delle cinque dita su cui si regge, pollice e medio (GMC e XRU) sono stati ormai amputati e il mignolo (TGM) regge un altro forum di dimensioni quasi equivalenti (The Games Machine Online). Con sole due dita che reggono GamesVillage, il tutto inizia a scricchiolare rumorosamente sotto ad una mano che non si sa se riuscirà a continuare a reggerne il peso. C'è la via di fuga offerta dai vecchi redattori gorman, Ualone, Zave su www.dailyrando.it, che è un'ottima alternativa dotata ormai di una discreta community e di un sistema a blog non trascurabile, ma bisogna mostrarla all'utenza di GamesVillage se un giorno capitasse il tracollo e sinceramente dubito che sarà una scappatoia mostrata in tempi utili. Da utente di GamesVillage in verità tremo a questa chiusura e dal conto alla rovescia ad orologeria che la Sprea sembra aver posizionato sotto le sue videoludiche testate.


Ma a parte la "timida nostalgia" e la "certa preoccupazione", rimane il dispiacere che un'altra grande testata videoludica lasci il campo editoriale, schiava di scelte commerciali sbagliate ed azzardate da parte di Sprea. In questo momento c'è solo veramente delusione. Spererei in un abbraccio virtuale da parte di gorman, vecchio fondatore di GMC e dell'allora forum GamesRadar (oggi GamesVillage), ma forse è chiedere troppo. Rimane il dispiacere per la scelta di un altro idea!e. Addio GMC!

martedì 24 luglio 2012

Crisi mediatica

Una delle cose che si parla costantemente in questo periodo è la crisi; credo che non ci sia alcuna cena coi parenti, incontro con gli amici, discussione filosofica col parrucchiere o elaborazione metafisica sul futuro dei metafisici che non vada ad incastrarsi nella profonda e rigorosissima discussione dello spread.
E' quasi avvincente vedere come dall'amico economista al pizzaiolo sotto casa, quando parlano di crisi, nella loro maniera, talvolta un po' eccentrica, riescono ad improvvisarsi come esperti e fonti d'informazioni. Nessun termine è troppo difficile, nessuna discussione finanziaria è troppo complessa, nessun dibattito economico-borsistico è troppo alto per il popolo della classe media e giù di statistiche, azioni politiche e discussioni fanta-economiche con un bicchiere di birra in mano.
Finiti il periodo sacro-religioso-calcistico degli Europei 2012, le discussioni quindi si alternano fra mari e monti o Mario Monti. Ma perché ci prende tanto questa crisi?
Sarà che ci sentiamo coinvolti, quasi colpevoli dopo che ci siamo tenuti Berlusconi per una decina di anni?
Sarà che abbiamo tutti quel parente, quello zio, quel conoscente, quel iomedesimostesso che ha perso il lavoro durante la crisi?
Sarà che c'è stato quel taglio di bus, quel balzello economico che non ci aspettavamo, quella tassa che diventa misteriosamente sempre più alta?

Credo che a queste tre domande possiamo rispondere sinceramente con un ingrato "Si! E' per tutti questi motivi!", ma... c'è sempre un ma... non vi piace di sentirvi un po' più analizzatori dell'animo italico? Fermarsi a questi "si!" in fondo è banale. Cioè queste cose ve lo dice anche il tabaccaio sotto casa aggiungendovi anche che si stava meglio quando non si stava peggio, che la mafia al sud si mangia tutto o che bisogna uscire dall'Euro perché la Lira aveva un bel suono se suonata in maniera accurata.
Nono! Proviamo ad andare più in profondo e chiediamoci perché la situazione economica italiana è così seguita senza però farci sentire profondamente protagonisti? Perché continuiamo ad assistere a questa charade politica senza reagire brutalmente come greci e spagnoli?
Certo! Potremmo rispondere che in fondo... in fondo... greci e spagnoli, ora come ora, sono più in crisi di noi, che in fondo il partito di Grillo ha raccolto un bacino di malcontento non da poco, che nonostante tutto con Monti l'Unione Europea ci guarda con occhio migliore.
Eppure credo che, come diceva il buon Gaber, l'italiano sa perfettamente che la politica è solo un grande teatrino: il beautiful politico si posiziona in seconda posizione nell'audience italiana, subito dopo al calcio (che rimane al primo posto come si capisce dalla tiratura elevata della Gazzetta dello Sport).

"Non mi sento italiano" di Giorgio Gaber


Pensate di cercare di spiegare la politica tedesca ad un italiano: vi usciranno nomi come CDU, SPD, Merkel, qualche situazione nazista. Provate a sentire un francese parlare del proprio governo: ci saranno nomi come Sarkozy (ohoh... Carlà Brunì), LePèn, Hollande. 
Ora proviamo a pensare di spiegare la situazione politica italiana: beh... c'è il Popolo delle Libertà, che è il partito di Berlusconi, e rappresenta il partito cattolico degli italiani. E qua giù risate su risate e voi a dirvi: "Ma è vero! Certo c'è il Pierfierdi con l'Unione di Centro, ma nessuno se lo caga! Smettila di ridere! Che poi Berlusconi se n'è andato... anche se ora sta tornando.".
Poi dici c'è il Partito Democratico, che è il nostro centro-sinistra, che unisce radicali e la Bindi che è contro i gay. No... non guardarmi così. E' che è una situazione un po' strana, perché in questo partito c'è un po' di ex-Democrazia Cristiana, un po' di comunisti, un po' di socialisti, un po' di verdi, un po' di radicali e passano il tempo a non combinare granché.
Al nord abbiamo un partito regionalista chiamato Lega Nord, che è xenofobo, ma non troppo. Cioè si! C'è la coi neri, i rumeni, quelli del sud (i terroni), quelli di Roma, quelli che cantano l'inno, i Punkreas (dopo la loro canzone "Polenta & Kebab"). Ma non sono veramente xenofobi. Cioè... a Verona in fondo Tosi ha vinto. Certo ha ripudiato completamente la Lega Nord nelle ultime elezioni ma comunque è di Lega Nord e...  no... proprio no? Ok no!
Se volete esiste persino l'Italia dei Valori e il loro programma è combattere fino alla morte contro Berlusconi. Hanno altro programma? Beh... si. E' anche molto profondo ma è risaputo che Di Pietro ha stappato due bottiglie spumante quando il Silvio ha detto: "Tornerò per salvare l'Italia!". Sono cattivo? Forse avete ragione... è un bel partito! E poi c'è Antonio che è un mostro di retorica.
Infine c'è il movimento a cinque stelle che è un partito populista guidato da un comico. Un comico? Berlusconi? No! Basta menzionare quel tizio ogni dieci parole! No! Si  tratta di Grillo? Un comico che non è entrato in politica ma fa politica per spiegare l'anti-politica con candidati politici. Eh? Non hai capito? E' un partito anti-politico che lotta contro entrambi gli schieramenti e non è di destra nè di sinistra? Chiaro? No? Per niente? No! Quello è Benigni! Ma che cavoli!
Infine (Si! L'ho so! L'ho già detto) ci sono Comunisti, Sinistra Ecologia Libertà, Unione di Centro, Futuro e Libertà, Forza Nuova, La Destra e così via. Ma davvero avreste il coraggio di elencarli tutti?

"Polenta & Kebab" dei Punkreas

Però è questo che dà forza ad un dibattito italiano: si hanno un numero esagerato di protagonisti, un sfacelo di fatti e fatterelli, quisquilie che si incastrano con movimenti internazionali, caotiche situazione che s'impregnano con lo sfacelo mafioso. E se a questo aggiungiamo le frodi calcistiche, gli scandali sessuali della nipote di Mubarak, i corvi del Vaticano, il terremoto in Emilia, la casa di Montecarlo, la P3, i rapporti fra Mafia e Stato e via di miliardi di altri scoop giornalistici, si può intuire che l'italiano non può che rimanere allibito da una tale concentrazione di informazioni e di fatti.
E cosa può fare allora? Poiché in fondo sono fatti politici, non propri, da italiano medio menefreghista ne fa l'unica cosa possibile, ne chiacchiera e ne parla più che mai. Ci può essere quello sprazzo di movimento politico alla Movimento Cinque Stelle ma per lo più, si è spettatori allibiti coscienti che in fondo la crisi italiana è solo un altro lungo atto della gigantesca tragi-commedia politica all'italiana.
Prossimo atto? Restate sui nostri canali!

lunedì 23 luglio 2012

Zero Comics

Si chiama profezia dell'armadillo qualsiasi previsione ottimista fondata su elementi soggettivi e irrazionali spacciati per logici e oggettivi, destinata ad alimentare delusione, frustrazione e rimpianti, nei secoli dei secoli. Amen.


Questa frase si trova a pagina 65, cioè praticamente a metà del volume "La profezia dell'armadillo" di Zerocalcare che ho comprato oggi dal mio fumettaro di fiducia dopo aver cambiato due aerei (sempre lode al Giò).
Non mi voglio perdere a spiegare chi è ZeroCalcare, primo perché dovrei in qualche modo giudicarlo (e chi sono io per giudicare uno che potrebbe aver cantato "Il carrozzone"?), secondo perché ritengo che potreste farvi un'ottima idea di tale persona tramite il suo splendido blog (doveroso link: http://www.zerocalcare.it/ ).
Poiché mi piace contraddirmi vi dirò lo stesso qualche informazione: ZeroCalcare nel 2012 ha 28 anni, è un po' nerd (al 67%, purtroppo ho visto casi molto peggiori), un po' tanto paranoico (rappresentato dall'armadillo), di Roma (Rebibbia per la precisione), dotato di un'ottima capacità di disegno (altrimenti non avrei comprato il libro), altamente autocelebrativo (visto che tutte le storie parlano di vita vissuta).


Libro e blog sono profondamente differenti perché il blog praticamente continua da dove finisce il libro.
Le storie del blog narrano vicende abbastanza comuni, allegre e scanzonate. Ci si può ridere sopra perché in fondo molti dei lettori possono rivedersi nei personaggi disegnati: ripetizioni disastrose, generazione anni '90 VS generazione Nuovo Millennio, bollette, paranoie mediche, cinema in 3d, ecc...
Gli argomenti trattati dal blog non sono pesanti, ogni due lunedì (perché ZeroCalcare è uno stradannato pigro non costante con lettori schiavi della sua penna) ci si ritrova a farsi una buona risata preparandosi a dannarsi per le prossime due settimane di duro lavoro.

Ci si aspetterebbe quindi che anche il libro sia così, in effetti è quasi tutto così: vita vissuta, piccole paranoie e  storie di gioventù ma c'è un "ma...".
Vi dico solo la mia reazione iniziale sulla prima striscia (il sottoscritto nel ruolo di Mvesim, il Giò nel ruolo del Giò).

Mvesim: Giò! Posso darci una letta?

Giò: Fa pure. L'ho già fatto anch'io.

Mvesim perplesso: Con la mia copia che devo ancora comprare?

Giò tranquillissimo: E con quale sennò?

Mvesim perplesso: Ok... ok... ora leggo... "Ospiti"... uhm...

Reazione di un bimbominkia su questo blog
Mvesim soffre interioremente ç_ç
[Mvesim legge, un sorriso per le prime forme di paranoia del nostro eroe, poi il dramma]

Mvesim ancora più perplesso: Ma che cavolfiore marcio di quei filistei matematici! Ma... ma... perchè?!? E' una cosa pensantissima per iniziare! Un pugno in uno stomaco per un lettore di ZeroCalcare. Io mi aspettavo di ridere fin dall'inizio. Questo è un po' troppo forte per iniziare.

Giò saggiamente: Ed è tutto collegato Mveso.

Mvesim che deve ribattere ancora più saggiamente: Già, in effetti è la vita dello Zero. Però è pesante lo stesso.

E qua mi fermo. Non spoilero il secondo tema portante del fumetto poichè ho spoilerato il primo (che è cmq la vita dello ZeroNonAssoluto). Se vi piace il blog di ZeroCalcare vi consiglio il libro che è anche a colori ma non aspettatevi solo sorrisi da blog. Il tema trattato è a tratti spesso pesante ed evoluto non banalmente.

giovedì 12 luglio 2012

L'arte di combattere con l'ombrello

Perfetto esempio di ombrello adatto alla Payonga
Come ben sapete nel mondo esistono diverse tattiche di difesa: c'è il judo, il karatè, la scherma, il domino, la capoeira, il tiro al bersaglio e così via.
In questo blog voglio presentarvi la Payonga, termine che deriva dal filippino "Payong" che significa ombrello.  L'arte di combattere con l'ombrello è un'antica arte creata nel lontano dodici luglio del dodicesimo anno del terzo millennio in una terra lontana dimenticata dai mortali.
Le consuete tecniche di auto-difesa create con lo strumento prediletto dagli inglesi predispongono solitamente due tecniche:

  • il classico metodo di nascondere un'arma al posto della parte portante dell'ombrello. Solitamente tale arma è un piccolo fucile o uno stiletto,
  • oppure inserire del veleno sulla punta dell'ombrello che può essere iniettato all'interno del piede dell'incauto avversario con la semplice pressione di un pulsante (contraffatto da banale tasto per aprire l'ombrello).
Chi non conosce la storia è schiavo delle mode, ma la seconda tecnica non è un mero artificio satirico. Nel settembre 1978 fu usata per uccidere Georgij Markov, giornalista bulgaro, da parte del KGB (maggiori informazioni qua: http://www.bulgaria-italia.com/bg/news/news/00891.asp ).


Ciononostante la Payonga è un arte che non utilizza questi due metodi, troppo sofisticati e complicati per l'utente occasionale, ma si limita all'utilizzo dell'ombrello. 
L'ombrello deve essere quello classico da passeggio, lungo pressapoco quanto il proprio braccio, col manico ad uncino, la punta e la stocca di un materiale resistente, apribile tramite una molla collegata ad un pulsante posizionato vicino al manico. Evitate ombrelli pieghevoli, da bambino o troppo corti. Chiameremo "parte di seta" l'apertura alare dell'ombrello.


Nella Payonga c'è principalmente una regola fondamentale che chiunque voglia seguire questa antica arte marziale NON deve mai dimenticare: MAI attaccare di punta.
L'attacco con la punta dell'ombrello può essere mortale o lesiva per gli organi vitali: per provare che non si sta dicendo sciocchezze ricordo la cronaca della ragazza uccisa proprio in tal modo nella metropolitana di Roma Termini (link ad articolo di giornale: http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/ferita-ombrello-metro/ferita-ombrello-metro/ferita-ombrello-metro.html ).
L'ombrello in questione non va bene perché troppo di plastica.
Il fattore "Hello Kitty" è controproducente per la vostra vita sociale
ma è completamente ininfluente per la Payonga

Precisando quindi che la Payonga può essere un arte mortale e come tale deve essere usata con l'opportuna saggezza, iniziamo la prima lezione sperimentale di Payonga che ricordiamo è principalmente un'arte marziale di difesa.

Il colpo dell'affondo

Il colpo dell'affondo è un attacco base della Payonga e permette a chi lo usa di assegnare all'avversario un discreto numero di colpi. Per tale colpo si immagina che l'avversario sia disarmato ma notevolmente più forte e veloce di chi usa l'ombrello.
Il nostro combattente per effettuare tale mossa deve tenere l'ombrello al livello del bacino, l'impugnatura deve essere rivolta verso l'avversario e dovete tenere l'ombrello sulla destra o sulla sinistra con entrambe le mani posizionate sulla parte di seta dell'ombrello. L'ombrello deve essere messo ortogonalmente alla vostra posizione.
Ecco come si struttura la mossa:

  1. Quando l'avversario vi attacca, quando è a portata di colpo fate scattare in avanti l'ombrello al livello del bacino. Se l'avversario non blocca il colpo con una mano, sicuramente indietreggerà. A quel punto avanzate per ripetere esattamente la stessa mossa. Ripetete più volte finché il vostro avversario non metterà per istinto le mani sull'impugnatura per bloccarvi.
  2. A questo punto sfruttate la parte curva dell'uncino dell'ombrello, fate scorrere le vostre mani verso l'alto sulla parte di seta dell'ombrello e facendo leva sulle mani dell'avversario portate la punta dell'ombrello a colpire più volte il viso del vostro nemico. Come noterete non arriverete proprio con la punta (che provocherebbe seri danni), ma con la parte laterale della punta. Continuate a fare leva e a colpire il volto finché l'avversario non vi blocca anche la punta.
  3. Se l'avversario sto bloccando la punta ma non l'impugnatura, fate scorrere le mani verso il basso sulla parte di seta dell'ombrello e facendo sempre leva sulle mani dell'avversario colpite con l'impugnatura l'avversario. Alternate 2) e 3) finché l'avversario non blocca sia l'impugnatura che la punta.
  4. Ora che l'avversario blocca sia l'impugnatura che la punta ha le mani completamente bloccate ed è privo di difesa. Mollate l'ombrello e, rapidamente, andate di calcio nelle palle.
  5. A questo punto l'avversario dovrebbe avere un cedimento spirituale. Approfittatene per recuperare l'ombrello.
E questa era il colpo dell'affondo, detto anche la mossa che castra o il movimento della voce angelica.

Ricordiamo che essendo la Payonga un antica arte relativamente nuova ed inventata di sana pianta per dare un tocco di marzialità insana a questo blog non è detto che sia funzionale nè efficace. L'autore di questo blog quindi non si prende alcuna responsabilità.
Arrivederci alla prossima lezione di Payonga.

lunedì 9 luglio 2012

Le persone false

Sebastiano Del Piombo. Si dice che il termine
"paziombo" non derivi dalla sua persona.
Benvenuti ancora una volta con noi gentile pubblico: oggi inizierà una nuova rubrica dedicata alle persone di questo mondo. L'individuo di cui parleremo oggi è la persona "falsa". Per appesantire questo articolo e per non ripetere fino alla nausea la parola "falsa" useremo le seguenti  parole inventate come sinonimo: "paziombo" e "cuffionico".

Chi è la persona falsa?

Il paziombo secondo la categorizzazione di Minim-Melendi (noti specialisti del Burkina-Faso) si insinua fra le persone a cui tireresti un cazzotto e l'amico di cui non ti fidi ma sai che in fondo è una persona per bene. Minim posiziona quindi il cuffionico in quella linea oscura denominata "Ti-Odio-Ma-Non-Troppo" in cui rientra il vostro prof delle medie che non vi dava alcuna fiducia, Titti e l'ubriaco che inizia a cantare alle quattro di notte sotto casa vostra.
E' quel tipo di individuo in cui sai che non potrai mai porre fiducia. Qualcuno di voi potrebbe obiettare che la parola corretta sarebbe "credi" che non potrai mai porre fiducia, ma la sensazione cuffionica è più intima e profonda. Quasi un atto di fede religioso: voi sapete che non potete fidarvi di tale personaggio.
La cosa peggiore è che il paziombo potrebbe non avervi mai fatto nulla, essere la persona più buona del mondo, l'amico degli amici più amicoso di tutti, quello che viene abbracciato da tutte le ragazze o quello che rimane da solo in un angolino affermando frasi piene di saggezza contemplativa ("Il giallo!!!").
Ciononostante voi lo sapete! Voi la notate quell'aurea maligna e di cattiveria che lo circonda! E' quella strana certezza in cui comprendete che tale essere se avesse la vostra fiducia la sfrutterebbe per distruggervi. 
Potrebbe legarvi nel materasso e buttarvi giù dal ponte più alto con la scusa della curiosità di come suona un sacco pieno che cade nell'acqua, o vi potrebbe sedurre la ragazza affermandovi poi silenziosamente "Mi spiace mio caro amico che la tua ragazza ti abbia lasciato. Ah... si è messa con me!", o ancora potrebbe mettervi i bastoni fra le ruote, ma senza alcuna cattiveria, affermando che il rave party nell'ufficio l'avevate organizzato voi (cosa in effetti vera, ma non si dice in giro).
In pratica è quel cavolo di individuo che senza assolutamente alcun motivo lo prendereste in un angolo con un coltello alla gola e lo obblighereste a rivelare la sua vera natura di fronte a tutti gli altri. Questo! O la morte!
Poi voi lo uccidete lo stesso... ma cosa volte che sia? Son ragazzi.

"cuffionico" deriva dal fenicio Cuffaro e
ionico (ripetuto velocemente più volte)
Esiste il cuffionico?

Nella fauna umana in cui ogni giorno ci immergiamo in verità non esiste un paziombo vero e proprio: un individuo considerato falso per Pierferdinando potrebbe essere una persona di cuore per Giambuarda. 
Ritenere falso un determinato essere umano è un fattore prettamente personale, legato a sentimenti, sensazioni e ad una particolare concezione astrale.
Tale sensazione può essere dovuta a diversi fattori: al tono di voce apparentemente mellifluo, ad un tic schizofrenico su di un occhio quando racconta qualcosa o perché la zia del cognato della sorella del nipote di vostra mamma vi ha detto che una volta il paziombo in oggetto ha corso nudo per le vie di New York.
E' quindi una sensazione prettamente istintiva e personale: un po' come l'incontro fra Fra Cristoforo e il nobile nei Promessi Sposi, soltanto che in questo caso il sospetto e la paura nasce soltanto da voi mentre il falso si limita a sorridervi e a porvi la mano in gesto di amicizia.

Qual è la reazione tipica al cuffionico?

Non so se vi è mai capitato di fronteggiare un paziombo, ma non è una cosa bellissima, nè fantastica o meravigliosa, perché non si sa bene come comportarsi. Ci si rende di conto di trovare l'altro interlocutore un viscido, un bugiardo, un menzognere, un ballista, un ipocrita, un lestofante, un mistificatore o un simulatore ma non si può fare granché per le astruse regole sociali del "vollemose bene!".
La reazione normale sarebbe quella di tapparsi le orecchie, scappare via e tenere lontano le tue amicizie da quel corruttore di anime ma non puoi fare niente di tutto ciò perché in fondo l'altro non ha fatto (ancora) niente di male. E la situazione diventa veramente imbarazzante per chi teme il cuffionico.

Una frase in spagnolo alla Paulo Coelho perché fa cool.
Come reagire quindi?

Già? Come? COME? Fortunatamente per voi c'è qua il buon autore di questo blog che vi darà alcuni saggi consigli per come affrontare la situazione.
  1. Primo passo: avvicinatevi lentamente al cuffionico e sorridete in maniera carina e coccolosa (come i pinguini di Madagascar) in maniera tale che non riesca a comprendere cosa stai per architettare.
  2. Come seconda cosa dovete stare attenti a non fuggire in un mondo di fantasia, la tentazione di immaginarvi in un torneo medioevale in cui state per lottare per la difesa della Contea di Wrestling sarà fortissima, ma voi non dovrete dimostrarvi deboli. Se serve a non fuggire in un mondo di fantasia mandate pure ko con una mossa di wrestling il tenero bambino che vi starà passando accanto, ma cercate di rimanere concentrati sulla persona falsa. Non dimenticate il vostro obbiettivo.
  3. A questo punto con nochalance iniziate a parlare della vostra collezione di calendari d'ufficio per mettere a vostro agio il cuffionico e nel contempo simulate la scrittura di un sms sul vostro cellulare.
  4. Quando il falso sembra preso dalla discussione sull'arte della graffite fate partire la suoneria. Rispondete prontamente facendo però finta di prendere la chiamata di malavoglia ed iniziate a dire queste esatte parole: "Oh ciao! Si! Ah-ah (non la risata)! Ah-ah... uhm... si... si... è che ora sono con... si... ah-ah. Ok! Ci vediamo dopo allora!". 
  5. Guardate con convinzione il falso che, se non è uno stupido avrà già capito cosa state per fare, ed iniziate a formulare alcune scuse: "Purtroppo ho dimenticato il gatto acceso.", "No, non sei te. Sono io.", "Scusami ma domani ho l'esame del sangue e devo ancora iniziare a studiare", "Domani ho un party ma tutto quello che ho è questo pollo di gomma con una carrucola in mezzo", "Scusami ma è uscito Call of Duty 3 e non so proprio dove sia andato."
  6. Iniziate i vostri saluti di circostanza ("Ci sentiamo! Salutami Giambrogia, sai che ci tengo! Si, ci teniamo in contatto.") ed iniziate ad allontanarvi verso ovest. Il cuffionico ora sarà deluso perché perderà il vostro interlocutore e per non farvi capire il suo dolore si sarà girato per ammirare il tramonto. E' a quel punto che dovete colpirlo con forza sulla nuca con le mosse di arti marziali che imparerete saggiamente da questo blog! PAM! Così! PAM!
  7. Andarsene a fare quello che si doveva fare fischiettando la canzone degli 883: "Non ho... nessun rimpianto! Nessun rimorso!"

C'è ovviamente una soluzione alternativa: ovvero fronteggiare le proprie paure, alzare gli scudi e capire perché il falso è tale per la vostra anima. Smontare il proprio pregiudizio comprendendo se il cuffionico era effettivamente una cattiva persona oppure no, offrendo la possibilità di ottenere un nuovo amico. Diventerete così voi stessi una persona migliore per voi stessi e per gli altri. Perché, cari amici lettori, non dovete dimenticare che l'amicizia e l'amore sono le cose più importanti e questo blog ci tiene ai vostri sentimenti e alla cura che voi tenete al mondo. Quindi, mi raccomando, usate con saggezza il vostro cervello, guidate col casco, lavatevi i denti alla sera, non buttate le cartacce per terra e non accettate caramelle dagli sconosciuti.

Curiosità!


Ah! Com'era tutto più semplice una volta. 
  • E' risaputo dagli annali che una volta due persone che si ritenevano false a vicenda si siano incontrate rispettivamente in piazza San Marco dopo aver letto questo blog. Al punto 6 hanno iniziato un combattimento sui tetti talmente spettacolare che quelli della Ubisoft hanno deciso di replicare il tutto in Assassin's Creed II.
  • E' stato provato che statisticamente ogni persona quando incontra per la prima volta un paziombo rimane dieci secondi  e 125 millesimi perplessa con se stessa non comprendendo chi si trova di fronte.
  • E' risaputo che durante la rivoluzione francese i cuffionici erano considerate persone innamorate. Lo stesso Robespierre citò più volte: "Li odio, ma loro perdono ogni volta la testa per me". E' anche noto che il tentativo di distrarre il popolo di Parigi con le brioche fallì miseramente perché Maria Antonietta non possedeva ancora un cellulare (punto 3).
  • E' stato provato che la sensazione di falsità si può trasmettere tramite gli odori. Persone che non si lavano da più di tre mesi sono mantenute più a distanza di persone che si lavano regolarmente.
E per oggi è tutto! Alla prossima!


sabato 7 luglio 2012

Non offese con offesa


Non so se voi siete avvezzi nell'utilizzo di blog, chat e forum. Ma una delle cose più diffuse è il cosiddetto flame, ovvero quella astrusa e perversa capacità di stuzzicare il prossimo senza offenderlo. Ovviamente il flame è una cosa che in una discussione civile bisognerebbe sempre evitare ma se l'altro interlocutore è talmente ottuso da impedire praticamente il dialogo allora può nascere quell'incentivo sadico e malvagio da flamer semi-professionistico. Io non sono un grande flamer, anzi a dirla tutta sono sempre stato dalla parte della barricata dei difensori dei deboli con lo scudo da moderatore per l'onore del dibattito impregnato di saggezza, però qualcosa l'ho imparata.
Condivido quindi con voi una serie di stili da flamer che se volete potrete usare nella vita di tutti i giorni per offendere senza offendere. Questo blog ciononostante si esime dal prendersi qualsiasi responsabilità se poi vi prendete una sediata perché qualcuno riconosce il vostro continuo sfottere.

Offesa nascosta

No! Non penso che tu sia una stupido. 
Significato nascosto: E' evidente che tu sia uno stupido.

Offesa da cambio di consonante

Te per tutti noi rimani sempre il più glande.
Significato nascosto: Sei un cazzone.

Offesa da scrittore

Sei un grande scrittore! Quasi al livello di Poe.
Significato nascosto: O era Twinkie-Winkie?

Offesa da conoscente

Sei intelligente quasi come Mario Rossi.
Significato nascosto: E' riconosciuto da tutti che Mario Rossi sia un emerito cretino.

Offesa da multipla negazione

Non credo che nessuno non ti consideri una persona non dotato di una non così siffatta intelligenza.
Significato nascosto: Dipende dal numero di "non".

Offesa cinematografica

Su una scogliera con un amico. In questo momento mi piacerebbe rivivere uno dei miei film preferiti.
Significato nascosto: QUESTA E' SPARTAAAA!!!

Offesa facebookiana

L'amico ti scrive su Facebook: "Ehy, come va?", iniziate a scrivere qualcosa casuale ("sdghf" va benissimo) ma NON cliccate "Invio", così il vostro amico vedrà apparire la scritta "Caio sta scrivendo". Nel frattempo andate a fare qualcos'altro per perdere un po' di tempo (potete scegliere fra fare una doccia, leggervi un libro, tentare di saltare da un palazzo all'altro). Poi rispondete: "Bene grazie!".
Significato nascosto: Si, della tua esistenza non m'interessa proprio niente.

Offesa da ritardo

Fare un appuntamento per le 17.00. Scrivere un messaggio alle 17.05 dicendo che arriverai un po' in ritardo perché ti stai ancora preparando. Insistere con un altro messaggio alle 17.20 affermando che hai cercato di prendere l'autobus ma lo hai perso proprio all'ultimo. Ribadire con un sms alle 17.42 dicendo che sei quasi lì. Scusarsi con un altro sms dicendo che alle 17.55 sei sicuramente lì ma che alle 18.00 devi proprio scappare perché hai un altro impegno. Lamentarsi con l'altro interlocutore perché non ha proprio alcuna pazienza.
Significato nascosto: Non ho voglia di uscire di casa per te,  idiota.

Offesa da anticipo

Chiamare un amico che sai che vuole uscire dannatamente con te in orari in cui sai perfettamente che l'altra persona non potrà mai uscire perché sta facendo qualcos'altro. Lamentarsi perché l'altro interlocutore non viene incontro ai tuoi bisogni.
Significato nascosto: Si, sono io e non te. Ma vedi sei te a non venire incontro ai miei bisogni.

Offesa da 883

Cominciare a cantare senza apparentemente una ragione la canzone "Ma perché" degli 883.
Significato nascosto: Tu continui a vivere la vita degli altri perché tu una tua non ce l'avrai mai. Tu cerchi i difetti a noi ma sarebbe meglio se ti fermassi un po'  a guardare i tuoi. Ma perchè non ti fai mai i cazzi tuoi?

Offesa da tecnico-scienziato

Vorrei poterti parlare ma l'encelofagramma che possiedi ha una derivata uguale a quella del seno al quadrato più il coseno al quadrato.
Significato nascosto: f(x) = cos(x)^2 + sin(x)^2 = 1, la derivata di tale funzione è 0. Quindi l'encelofagramma è chiaramente piatto. Sei un'idiota.

Offesa da robot

01010011 01100101 01101001 00100000 01110101 01101110 00100000 01100100 01100101 01100110 01101001 01100011 01101001 01100101 01101110 01110100 01100101 00101110
Significato nascosto: Sei un deficiente (link: http://www.new-software.ch/temp/binary/convertitore-ascii-binario-esadecimale.php)

Offesa cortese

No! Non sei un deficiente. Sei solamente molto molto speciale.
Significato nascosto: Sei un deficiente.

Offesa nosense

Ogni volta che un tulipano muore, il cielo si tinge di giallo a pois verdi per ricordarci ancora una volta che il destino dell'America è ancora nelle tue saggi scelte. Sappiamo che probabilmente il tucano giapponese della flotta astro-ungherese non potrebbe dare il suo permesso, ma siamo tutti consci che tu con la forza dell'amore, del coraggio e delle bandierine della pace riuscirai nell'impresa. Va giovane virgulto! Vola!
Significato nascosto: Probabilmente sei un deficiente.

Offesa da mani alzate

Spero che non ti offenderai se ti dico che quello che hai affermato nell'ultima ora è completamente privo di alcun senso logico.
Significato nascosto: SONO TUTTE CAZZATE! CAZZATE!

Offesa da rapper

L'unica cosa che ti potrebbe rispondere "Tu" alla domanda: "Chi è la persona più intelligente in questa stanza vuota eccetto me?"  è un telefono occupato.
Significato nascosto: Così senti "Tu tu tu tu tu!".

Offesa da parole sospese

Sei una persona stu...pendamente co...rtese, idio...maticamente un ca...ntante mer...aviglioso.
Significato nascosto: Nono... non volevo offendere.

Offesa da domanda buttata lì per caso

Ma te fai rima con Orione?
Significato nascosto: Storione curioso.

Offesa da domanda secca

Io non ti considero tale. Ma te lo sai di essere un'idiota?
Significato nascosto: Nono... io non ti considero tale.

Mi raccomando NON usate queste offese. Possono generare odio, perversione e dolore per la specie umana. Si dice che guerre siano iniziate per cose come l'offesa da ritardo quindi andateci cauti. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
Chiedo scusa a coloro che si sono sentiti offesi da questa pagina. Non iniziate a flammare, please.


venerdì 6 luglio 2012

Jägermeister

Ero seduto sul lurido tavolino vicino alle stecche da biliardo da circa mezz'ora, il bicchiere di vodka posizionato di fronte a me era testimone con me del ghiaccio ormai sciolto da tempo nell'alcolico. La musica, un leggero jazz big band di qualche decennio fa, veniva a sprazzi da una scalcinata radio posizionata sopra il bancone, un miracolo che qualche avventore ubriaco non l'avesse già rotta da tempo. Gli odori che impregnavano il "Pub del Piano" erano un misto di alcolico e fumo, nessuno in quel momento fumava ma l'odore di tabacco era talmente impregnato in ogni tessuto che era impossibile uscirne da lì senza aver portato alla bocca due o tre sigarette virtuali. Pochi avventori, troppo pochi. Dalla mia postazione avevo un'ampia veduta dal locale: una coppietta chiaramente annoiata che non sarebbe durata più di qualche altra settimana, una donna con abito marrone che armeggiava con qualche rocchetto colorato e un gruppo di quattro amici che, a giudicare dalle risate, avevano appena iniziato un nuovo giro di birra.
Portai ancora una volta il bicchiere alle labbra per bere qualche sorso. Un gesto che avevo ripetuto ormai decine di volte quella sera. E non solo con quel bicchiere. Ma bisognava sfogare quel senso di frustrazione che ormai m'impregnava da più giorni. Forse ci sarebbero state varie alternative all'alcool ma in quel momento un liquore o un cocktail erano la chiave più rapida per scappare da questa dannatissima realtà. Ripensando ai miei problemi fu inevitabile che il mio sguardo scorresse verso la borsa color della pece appoggiata al mio ombrello. All'interno di quella borsa c'era ciò che aveva dato inizio a questa frustrazione, a questa dannatissima fuga contro il mondo, a tutta questa stramaledetta storia in verità. Forse se avessi preso un'altra scelta... se fossi stato meno ambizioso allora forse non sarebbe andata in quella maniera e in questo momento sarei stato come uno dei tanti uomini annoiati nel proprio ufficio a cercare di capire come arrivare a fine mese.

Fui bloccato a mezza via nei miei pensieri quando entrò lei in questo buco di locale. Erano le 23.10, la porta si spalancò decisa, il suo passo altrettanto convinto, le braccia serrate severamente ad ics davanti al petto. Le sue labbra erano chiuse in una morsa severa ma nascondevano con cura un sorriso ammaliante e furbo: una persona occasionale non avrebbe colto quello splendore nascosto, ma era da tempo che avevo lasciato il mondo degli individui comuni. I cappelli ricci color castano rivelavano fra, i pochi giochi di luce del locale, uno strano movimento dorato e sensuale, l'effetto bagnato dovuto alla pioggia che scrosciava all'esterno del locale non faceva che aumentarne la lucidità e l'ondulato svolgersi della pettinatura. 
La percepii con lo spirito attento che avvinghia ogni individuo in fuga, prima che potesse girare il suo sguardo verso di me e prima che iniziasse a muoversi con convinzione in direzione del mio tavolo, sapevo che era finita. Che la mia fuga era ormai segnata a concludersi in quel locale, fui portato per istinto di sopravvivenza ad alzarmi e fuggire, a scappare più distante che potevo, a continuare il mio limbo di clandestinità per il mondo. Avevo portato le mani sul tavolo per fare pressione ed alzarmi quando, alzato lo sguardo, lei era di fronte a me. Semplicemente bellissima. Ma non fu il suo fascino a bloccarmi, né il suo sorriso questa volta non celato dalla maschera offerta al padrone del locale. No... furono i suoi occhi. Di un azzurro color smeraldo talmente intensi che nessun mortale avrebbe potuto sottrarcisi senza impazzire. Fui risvegliato da quel contatto di quelle iridi soltanto dal tocco di tre fresche dita che lambirono la mia mano sinistra invitandomi a sedermi. Imbarazzato portai il mio sguardo in direzione del bicchiere di vodka e mi risedetti prendendolo in mano. Un tentativo goffo che quasi mi costò il rimanente alcolico se lei non l'avesse bloccato con un gesto veloce e elegante del polso. Notando l'imbarazzo il suo sorriso perse parte della sua malia per lasciare spazio ad una leggera ilarità, ma fu solo questione di qualche secondo. Poi era di nuovo seduta di fronte a me col suo sorriso più bello.

"Ti stavamo cercando." furono le sue prime parole. Niente chiacchiere, solo la dura realtà servita da un tono do voce caldo e con un leggero accento russo. Il mio sesto senso aveva avuto per una volta ragione: era veramente qua per me.
Non volli rispondere all'implicita domanda, presi il bicchiere e lo buttai giù rapido in un solo sorso. Mai mi era sembrato più fresco un alcolico. Mai più degni secondi furono portati avanti da una vodka. Mai fui più meravigliato quando il barista posò sul tavolo altri due bicchieri colmi a metà. Uno di fronte a me, uno di fronte a lei. In essi c'era un liquore arancione molto scuro. Forse Jägermeister. Alzai lo sguardo verso di lei, probabilmente con uno sguardo perplesso perché sul suo sorriso era ancora apparsa un po' d'ilarità. Mi stavo sbagliando, era più bella quando sorrideva divertita che ammaliante. Ancora una volta le labbra tornarono nella posizione da incantatrice.
Prese il proprio bicchiere con la mano sinistra, le unghie laccate di un rosso rubino ticchettarono per qualche secondo sul vetro, poi portò la bevanda a livello del volto: "Un brindisi?"
Raccolsi il mio alcolico e lo portai al livello di quello della mia interlocutrice, a pochi centimetri di distanza: "A cosa lo dobbiamo?" domandai con un tono che speravo di sfida.
Si portò la mano destra al livello del mento, facendo finta di pensare per qualche secondo con una falsa faccia seria, quindi con sguardo astuto mosse rapida il polso facendo tintinnare i bicchieri fra loro: "Al nostro incontro." rispose quasi con un sussurro.
Rimasi qualche secondo allibito, per un momento mi era sembrato che quelle iridi color smeraldo mi avessero passato da parte a parte, scorgendo e lacerandomi l'anima. Fu un istante di passione e paura. Ma fu un istante, che in qualche modo riuscì a scostare prima che lo sbandamento fosse notato. Sorrisi di ricambio, cercai di farlo con calore, ma per qualche motivo sentivo che la mia passione non riusciva ad uscire tramite il volto, né dagli occhi, né dalle labbra. Bloccate da un sentimento di timidezza e vergogna preposta da una bellezza senza tempo, da una paura per l'inevitabile che sarebbe potuto succedere, dal destino che sarebbe seguito senza scampo.
Bevvi l'alcolico con calma, sorsi leggeri e sentiti, era proprio Jägermeister. Non sapevo ancora che sarebbe stato il mio ultimo Jägermeister. Ci sarebbero stati altri alcolici, ma non Jägermeister.
Lei fece lo stesso cercando di catturarmi con sguardi e sorrisi senza rendersi conto che la situazione mi sembrava sfuggire di mano sempre di più. O forse proprio rendendosene conto.
Finimmo per le 23.23 di finire i nostri alcolici, finimmo praticamente contemporaneamente e senza dirci una parola uscimmo dal locale. Sotto la pioggia ad aspettare un taxi. Lei mi guardò per un solo brevissimo e lunghissimo istante in cui provai il fortissimo impulso di baciarla. Poi arrivò un taxi, o almeno quello che credevo fosse un taxi. Salimmo lasciandoci dietro il bar e quella musica jazz. Salii lasciando indietro tutta la mia vita di fuga e dolore.

Probabilmente se non avessi lasciato indietro anche la borsa il mio destino sarebbe stato completamente diverso.


giovedì 5 luglio 2012

Fuck YOLO!

Se avete pensato a giochi sessuali con questo prodotto
 siete completamente fuori strada.
In questo periodo dell'anno sul mio Facebook c'è una ragazza che si è scatenata con l'oraziana frase "carpe diem", che, per i non amanti e seduttori del latino significa: "cogli l'attimo".
Su questa frase potremo ragionarci ore, forse giorni, ma visto che questo è un blog di poche parole ne discuteremo soltanto giusto giusto qualche minuto per passare il tempo fra una chattata con la propria ragazza e l'inutile tentativo di mettersi a studiare qualcosa.

Iniziamo nell'esprimere l'intrinseca bruttezza di scrivere "carpe diem" su Facebook. Facebook è l'apologia della procrastinazione, la patria del "curioso la pagina dei miei amici perché non voglio studiare in questo momento", il regno del "spacco il mondo ma prima devo salvare quel bambino africano cliccando mi piace" e tu mi scrivi cose simili a: "Carpe diem figlioli! Dovete fare le cose e vivere il secondo, minuto per minuto!" ? Sinceramente c'è qualcosa di stranamente grottesco e paradossale. O sono solo io che vedo questa contraddizione abissale?

La seconda cosa che mi suona male è che questo "carpe diem" non ha quel tono aulico e severo di Orazio, che qua citiamo a centro pagina per dargli un tono più epico e lirico.
Ecco!
Probabilmente dovrei dar retta al buon Timon.

« Mentre parliamo il tempo sarà già fuggito, come se ci odiasse.

cogli l'attimo, confidando il meno possibile nel domani. »


No. Niente di tutto questo anche perché nella generazione di Internet e Facebook, massimo massimo il nome Orazio è più conosciuto come una mucca che ripara cose, amico di Pippo. Potrei illudervi affermando che questo "carpe diem" ha il sapore hollywoodiano dell'"Attimo fuggente", ma vi mentirei spudoratamente e dire falsa testimonianza di fronte al mio vasto pubblico è una cosa che mi arreca dolore. Purtroppo questo "carpe diem" facebookiano suona più drammaticamente come YOLO. Chi visita 9gag o reddit conoscerà benissimo il significato di questo acronimo, ma essendo un termine fortemente internettiano mi permetto di darvi la definizione (in anglofona lingua) direttamente da Urban Dictionary: http://www.urbandictionary.com/define.php?term=YOLO

YOLO


Acronym for You Only Live Once. Mainly used to defend doing something ranging from mild to extreme stupidity.
Mild stupidity:
Friend: Dude, you probably shouldn't smoke that joint you found on the ground.
Me: Fuck it, YOLO.
Extreme stupidity:
Friend: Dude, you probably shouldn't be posting random definitions on urbandictionary while you're stoned.
Me: Fuck it, YOLO. 
Come potete capire un facepalm implicito quando leggo ogni volta "carpe diem" mi viene quasi automatico. Istintivo direi. Ma forse sono io che sono leggermente cinico. Non riesco a comprendere appieno la volontà di questi "carpe diem" e ci rimango sempre drammaticamente male.
Ma è colpa mia: ci ho pensato parecchio (credo ben cinque minuti) e mi sono reso conto di non essere mai stato proprio un carpe-diem-boy. Forse è perché quando faccio qualcosa ci ricamo sempre sopra, ci costruisco un gigantesco castello di carte e spero che diventi qualcosa di epico e grandioso senza pensare al momento. Per esempio incontro una ragazza che mi affascina e dopo cinque minuti mi immagino già a guardare romanticamente la Luna con lei mano nella mano, o elaboro una nuova formula matematica e m'immagino il mio supervisor che entra e mi conferisce la medaglia Fields, il Nobel per la pace e il premio Oscar come miglior attore non protagonista, o ancora scrivo su questo blog e mi aspetto minimo minimo che in una mezz'oretta scarsa entri dalla porta Umberto Eco che mi grida: "Stefano! Te sarai il mio nuovo maestro! Portami alla saggezza eterna!".
Probabilmente esagero, ma è per farvi capire che sono sempre qualche passo troppo avanti e per questo non riesco spesso a cogliere il momento. Ad essere un carpe-diem boy!

Ciononostante mi diverto. Vivere un passo avanti mi dà un senso di felicità, di sogno e speranza che probabilmente molte persone che vivono il momento non possono concepire così istintivamente. Però ragazzi, forse hanno ragione loro. Vivete il momento! Essere un sognatore è bello, ma dà tremende fregature con le persone che vivono il loro carpe diem quotidiano. Si! Credo che purtroppo abbiano proprio ragione loro. Dannazione!
Potrei scrivere qualche esempio ma ho trovato questo splendido video con  una ragazza carpe-diem e un uomo sognatore che vale più di mille parole e quattro consonanti. Buona visione!