martedì 4 giugno 2013

In Cina (seconda parte)

Per la prima parte, clicca qua: http://x134.blogspot.dk/2013/06/in-cina-prima-parte.html

Questo è pesce alle braci in acqua bollente ricolma
di peperoncino estremamente piccante.
Un piatto estremamente squisito.
Il cibo cinese: ovvero voglio mangiare fino a scoppiare ma con cortesia

Ed eccoci qua con la seconda parte della mia esperienza in terra cinese. Visto che nell'ultimo paragrafo ho accennato di cibo direi ch'è un peccato non continuare su questo filo del discorso.
Ecco lì il ristorantino cinese ove sono andato più volte.
Le vie cinese sono praticamente stracolmi di questo
 tipo di negozi ove potete mangiare dal cinese tradizionale
 ai noodles, dal cibo coreano a quello giapponese.
Come in Italia, il momento del pranzo o della cena, è fondamentale per un cinese, ma, al contrario del nostro italico e (attualmente non) soleggiato paese il costo della vita è bassissimo. Quindi il numero delle portate che si trova su di un tavolo di quattro persona si aggira sempre sulla decina abbondante.
Dimenticate ora, per favore, i cibi che mangiate al sushi-woke o ai ristoranti cinesi europei: le vivande cinesi sono di tutt'altro livello qualitativo (in positivo) e vanno dal riso ai noodles, dagli involtini ai ravioli cinesi, dal pesce alla brace alle verdure saltate. Cose che quando sono tornato nella mensa danese del mio dipartimento quasi mi mettevo a prendere a piangere per lo sconforto (Perché cucinate così da schifo in Danimarca?!? Perché?).

Se siete in terra cinese quindi non siate timidi con il mangiare e provate tutto quello che potete, cambiando  il ristorantino ove mangiate senza fossilizzarvi con quelli che offrono menù in inglese (a mio parere più cari e di bassa qualità). Sapere il cinese in questo caso è molto utile, ma io sono andato benissimo anche senza.
Grazie alla mia grande abilità gestatoria e ad un menù con diverse immagini (sono molto comuni questi tipi di menù) sono quasi sempre riuscito a farmi comprendere. Solo ad un pranzo ho dovuto chiamare a me i potenti poteri mistici di Google Translate.

Ed ecco qua la lettera di cui a lato. Notate
come scrivo bene il cinese. Gli anni di disegni astratti
sui diari del liceo sono serviti a qualcosa.
Consiglio sempre di essere cortesi con i camerieri, l'uso quindi di due semplici parole come "Xiexie" (Grazie) e "Bukeqi" (Prego) possono rendere veramente più amichevole l'ambiente in cui si sta mangiando.
Nel mio periodo di tre mesi, mi sono trovato molto bene in un ristorantino di cibo musulmano-cinese (nord est della Cina): cibo buono e prezzi bassi. Grazie al fatto che mi sono fatto vedere spesso e che sono sempre stato cortese, era nato quasi un rapporto d'amicizia col proprietario del posto. Quando me ne sono dovuto tornare in terra vichinga, mi sono fatto dettare un biglietto in cinese dalla mia ragazza per ringraziarlo dell'ottimo servizio ricevuto. Volevo anche dargli una mancia di 100 Yuan, ma ha rifiutato preferendo darmi un abbraccio e offrendomi la cena.

Ultimo consiglio sul cibo: se fate la spesa evitate i noodles rapidi. Talvolta sono buoni, ma sono un terno al lotto. Rischiate crampi allo stomaco parecchi forti se fate la scelta sbagliata a base di noodles iper-piccanti. Fate attenzione, parlo per esperienza personale.

Il campus cinese: ovvero come vivere in una mini-città

L'entrata della East China Normal University.
Notate la possenza e l'eleganza del maestoso ingresso.
Il campus cinese: ovvero il posto ove gli studenti studiano, dormono, mangiano, fanno sport e vivono. Letteralmente uno studente universitario dentro al campus della East China Normal University non avrebbe bisogno di uscire dalle porte dell'univerisità per poter sopravvivere: dentro di esse sussiste una piccola città. Diversi edifici adibiti alle lezioni universitarie, numerosi dormitori e convitti, parecchi ristoranti e negozi, qualche impianto sportivo, un ambulatorio, una piccola stazione di polizia, una banca, una piscina (funzionante solo d'estate), un paio di posti ove sono accumulati i pacchi di posta all'aperto.
L'importanza di dare numerosi servizi è cosa dovuta in quanto, fra "triennale" (che dura 4 anni), "magistrale" (3 anni) ed eventuale dottorato (3 o 4 anni), numerosi studenti dovranno convivere per lungo tempo.

La statua di Mao che aspetta l'autobus.
I dormitori sono divisi in relazione del sesso (no, non molto da una parte e poco dall'altra), della provenienza (da una parte i cinesi, da un'altra gli studenti internazionale) e  dal livello di studio (docenti da una parte, studenti da un'altra). Non ho avuto modo di visitare lo studentato degli internazionali che immagino sia di tutt'altro livello rispetto a quello dei cinese, però sono entrato in quest'ultimo.
Le stanze degli studenti cinesi non sono grandissime. Il mio amico cinese Bao divideva la camera con altre quattro persone e, per l'appunto, la stanza era costituita da quattro letti a castello. Il letto di sopra per dormire e la parte sotto, priva di letto ed adibita a scrivania / barra / armadio.
Col fatto che tali convitti sono inoltre privi di cucina, la maggior parte dei cinesi incontrati non sapevano cucinare, preferendo andare ad uno degli economici, ma buoni ristoranti del campus (o nelle vicinanze di esso).

Bello il fatto che lo stare nel campus sia stato l'equivalente di rimanere all'interno di uno dei polmoni verdi di Shanghai: un gran numero di piante e un fiume di ampia grandezza mi hanno permesso di prendere fiato dall'inquinatissima città asiatica. Ho trovato gradevole persino entrare nell'università con la marcetta semi-militare cantata a squarciagola da una ragazzina (Yi! Ar! San! Si! Wu! Liu! ... ) per accompagnare gli esercizi ginnici della mattina (mai capito dove li facevano).

Il mio appartamento. Notate il televisore con il tubo
catodico più grande del mondo!
Me essere italiano: ovvero la miniguida delle cose che ci sono e che non ci sono

Come italiano, nel mio appartamento ho notato alcune mancanze. Tralasciamo la mancanza del bidet che, vabbè, ci si fa l'abitudine se si va a vivere all'estero.
Un italiano noterà immediatamente l'assenza del riscaldamento e del forno. Si... avete letto bene. A meno che non prendiate una stufetta elettrica o attaccate l'aria condizionata verso il caldo, d'inverno rischiate l'assideramento polare. Fate attenzione quindi di non arrivare privi di qualcosa con cui scaldarvi. Per il forno, mi spiace... ma è così! Niente forno! Quindi niente panini fatti in casa, niente pasticcio della nonna, niente torte di mele alla Nonna Papera. Ovviamente potete sempre rivolgervi al buon forno a microonde.

Ci sono diversi bar dovete potete bere
ottimi caffè in Cina. Ma non avendo portato
la mocca, l'unica alternativa faidatè per il caffè
è stato il caro vecchio Nescafè.
Fate attenzione anche alle prese della corrente: ce
ne sono di due tipi. Una ha la forma molto simile a quella tedesca (e funziona anche bene con le spine tedesche), ma l'altra presa ha una struttura tutta sua. Comunque il trasformatore costa niente.

Il televisione funziona con il decoder e potrete vedere numerosissimi programmi in lingua cinese. C'è qualche canale in inglese, ma non aspettatevi grandi cose: sono fatti per istruire la gente a parlare l'idioma della regina madre, quindi con programmi quali "Turisti in Australia" o "Come trovare oggetti d'antiquariato all'interno della Cina". Canali come CNN o BCC non ci sono (e dubito ci saranno mai).
Se sperate, inoltre, di trovare una console da salotto da attaccare al televisore avete sbagliato paese. Le console sono bloccate in Cina (forse il Nintendo DS e la PSP sono però disponibili) con tutto lo sconforto che un giocatore internazionale può avere (Non sanno cos'è una Playstation o una XBox!!!).

Da bravo italiano poi ho cercato di farmi da cucinare italiano e in qualche modo me la sono cavata: l'olio d'oliva si trova praticamente dappertutto, idem la pasta. Qualche difficoltà a trovare il condimento "erbe italiane" contenente rosmarino, origano e prezzemolo tutti in uno. Grande avventura la ricerca del Parmigiano e di una salsa di pomodoro che non fosse ketchup: grazie Carrefour!

Continua qua: http://x134.blogspot.dk/2013/06/in-cina-terza-parte.html




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