venerdì 27 aprile 2012

Al mio professore di geometria

Oggi è morto Vigna Suria, il mio vecchio professore di geometria uno, due e tre del primo anno (più qualche lezione del percorso d'eccellenza) a causa di una complicazione di trapianto di midollo. Vigna Suria è stato uno dei miei primi professori insieme a Sisto Baldo (Analisi uno e due) e Dalba (Fisica uno e due).
Anche se il mio punto di riferimento del primo semestre è stato il buon Sisto, Vigna è stato il mio apri pista per il mondo della matematica. Credo che chi lo ha avuto come professore non ci metta molto per potersi ricordare uno o più aneddoti sulle sue lezioni, non solo perché era un ottimo professore, ma anche perché con le sue metafore seguire i suoi corsi non è mai stato noioso. Al massimo qualche volta pericoloso se ti beccava a non seguire: era un docente giusto, ma severo che richiedeva la costante concentrazione dei propri studenti. Una delle cose che più lo contraddistingueva era il fatto che ci teneva parecchio ai suoi novelli studenti tanto che era da parecchi anni che si prenotava per tenere i corsi del primo anno. Aveva persino già prenotato la classe per il prossimo anno accademico. Mi mancherà come professore, veramente.

Mi ricordo la prima lezione: una strana metafora della matematica.
Un caldo giorno d'autunno e noi, poveri studenti di matematica e fisica del primo anno, naufraghi da un'adolescenza appena finita, ci siamo appena ritrovati insieme su di un'isola selvaggia circondati dal grande mare della logica. Di fronte a noi, la foresta e tre grandi picchi: la montagna della geometria, la vetta dell'analisi e il superbo colle dell'algebra. Ma noi siamo studenti ancora inesperti. Stanchi per essere giunti fin lì. Sappiamo a malapena camminare sulla sabbia che scotta. Poche speranze per sopravvivere... forse nessuna. Ma è lì che arriva un abitante dell'isola. Si presenta: è Vigna Suria e ci guiderà nei primi passi dell'esplorazione di quest'isola. 
Forse ad un lettore che non ha frequentato il corso geometria uno e due, questo discorso potrà sembrare strano ma vi posso giurare che la metafora è proprio questa e non si è fermata qua visto che, per esempio, nell'esplorazione dell'isola, il buon Pino ci hanno fatto addirittura volare col deltaplano da una montagna all'altra.
Mi ricordo ancora le maledizioni per passare per quel dannato ruscello spartiacque fra la collina delle applicazioni lineari e quella delle matrici. Che fatica!

Lezioni, quindi, intense che spaziavano dalle definizioni di spazi vettoriali a metafore sul trombone ("Perché ragazzi, se non sapete suonare il trombone è inutile che continuate a suonarlo!"), da teoremi spettrali a strane storie sulla sua cavalla (più intelligente di certi studenti di telecomunicazioni) (doveroso link ad Olga: http://alpha.science.unitn.it/~vigna/olgastory.html ), da discussioni sull'importanza dei simboli a interessanti spiegazioni sulle parole ("materassabile").
Sarò distante, ma so che mi mancherà anche solo l'idea di non poter girare più per la facoltà di matematica a Trento e non vedere il suo andirivieni serio con la sua capigliatura strabianca.

Ma la lezione è finita, ad eccezione forse per qualche persona dalle mille domande.
Un  ringraziamento per il buon Vigna. Grazie.



3 commenti:

  1. Cosa dire Stefano...mi hai fatto rivivere i miei primi mesi alla facoltà di matematica. Vigna mancherà anche a me. Un grande docente. Sempre disponibile, mai stanco del suo lavoro. Davvero una persona ammirevole. Mi ha insegnato tanto...

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  2. Ho saputo solo oggi che Vigna ci ha lasciati, è rimasto un gran vuoto. Un Insegnante indimenticabile.

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  3. Grande Pino. Ormai sono passati 15 anni dalle sue lezioni e me lo
    ricordo come fosse ieri. Lui ai giovani ci teneva veramente.
    Un esempio come insegnate e una fonte di ispirazione come stile
    di vita libero.

    Ciao Pino, e grazie ancora.

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